13 marzo 2016

Ginevra, città del pensiero

 Foto ©IpsaLegit2016

Ho trascorso il pomeriggio di ieri a Ginevra, passeggiando su e giù (letteralmente) per la strada della città vecchia, scoprendola simile ad alcuni fra i più begli angoli di Parigi. Oltre alla cattedrale dove riecheggiava la voce di Calvino, i palazzi del diciannovesimo secolo, le vetrine d'antiquario, la casa-museo del 1300, lo scintillio del lago e i profili delle Alpi all'orizzonte, il suo fascino sta nell'essere stata la sede del pensiero occidentale nei due secoli del trionfo culturale europeo. Non a caso, è ricca di splendide librerie. Camminando per le vie e le scalinate che dal lago conducono alla cattedrale, e attraversando la magnifica Grand Rue si incontrano per ogni dove le targhe che testimoniano il passaggio dei grandi autori della nostra letteratura: da Rousseau, che nacque al Numero 40 della Grand Rue, a Borges, che è sepolto qui e di Ginevra scrisse: «Tra tutte le città del mondo, Ginevra mi sembra la più favorevole alla felicità».

 Foto ©IpsaLegit2016

Tanti autori della letteratura inglese sono passati per Ginevra: Wordsworth, Byron e gli Shelley, Dickens, Tennyson, Thackeray, George Eliot (che soggiornò, come mostra la targa a lei dedicata, in Rue Jean Calvin) e Joseph Conrad, che vi ambientò la seconda parte di uno dei suoi romanzi secondo me migliori, Sotto gli occhi dell'Occidente. L'Île Rousseau, in particolare, è uno dei punti della città in cui il protagonista, il giovane russo Razumov, esule per ragioni politiche, si rifugia per sfuggire alla comunità di compatrioti e per stare solo con i suoi pensieri: «"Forse la vita è questa", rifletteva Razumov andando avanti e indietro sotto gli alberi dell'isoletta, tutto solo con la statua in bronzo di Rousseau. "Sogno e paura". Le ombre del crepuscolo si addensavano. Le pagine scritte e strappate dal taccuino erano il primo frutto della sua "missione". Non era un sogno questo».