13 dicembre 2015

Lo spirito di Emily Brontë

Qualche tempo fa ho recensito la prima uscita della collana “Windy Moors” dedicata alla letteratura vittoriana, ideata e curata dalla casa editrice digitale (ma non solo) flower-edTre anime luminose fra le nebbie nordiche – uno studio sulle sorelle Brontë. Della stessa autrice, Giorgina Sonnino, e nella stessa collana è uscito recentemente un saggio pubblicato in origine sulla Nuova Antologia (1904), intitolato Il pensiero religioso di una poetessa inglese del secolo XIX: Emilia Giovanna Brontë, un’interessante osservazione del rapporto della scrittrice con la religiosità. 
Il saggio, come spiega il suo titolo, si concentra in particolare sulle composizioni poetiche di Emily, e merita di essere letto non solo per le citazioni che ne fa, ma anche per la ricchezza del suo stile. È bello, bellissimo, riscoprire una critica letteraria così genuina e intensa, fatta di amore puro per la letteratura, e non solo (come spesso avviene al giorno d’oggi) di elucubrazioni filosofiche che finiscono per dimenticarsi completamente del testo e del sentire originale dell’autore. E se per leggere questo tipo di critica dobbiamo rispolverare contributi vergati sulla carta più di un secolo fa… allora grazie a flower-ed, che con pazienza spulcia le riviste primonovecentesche alla ricerca di grandi sensibilità interpretative. 
Giorgina Sonnino definisce Emily (e totalmente a ragione, secondo me), «la figura di gran lunga più originale» fra i figli del Reverendo Brontë, ed è molto acuta nell’individuare nel tessuto geografico nel quale la scrittrice viveva la radice della sua ispirazione letteraria. La descrizione delle moors (parola che Sonnino lascia in inglese, ritenendola intraducibile) è molto evocativa, e il verbo usato per visualizzare i giovani Brontë all’interno di quel paesaggio è affascinante: «vagavano», tipico verbo del Romanticismo supremo (in tedesco wandern) al quale diede fama imperitura il dipinto di Caspar Friedrich. Altrettanto attenta e magnetica è la rappresentazione che Sonnino ci dà della fantasia di Emily, «popolata di spiriti», accesa da «un miraggio di colori» e del suo sconfinato amore per la libertà. Non mancano, in questo saggio, citazioni dalle più importanti voci critiche contemporanee che si occuparono della sua poesia, come Matthew Arnold, Byron o Swinburne, e il rimpianto per la morte precoce di un’autrice che oltre ai versi ribelli e a Cime tempestose avrebbe sicuramente potuto donare al mondo altre pagine indimenticabili. Nel merito specifico della religiosità di Emily, Sonnino parla di una «religione sua individuale» che ha i tratti dell’immanenza di Dio nella natura e della necessità del Bene, intuita con una straordinaria, e forse difficilmente riconosciuta alle donne, «grande potenza di astrazione».