27 aprile 2015

I luoghi di Caspar David Friedrich

Vivere in Germania, naturalmente, ti avvicina alla cultura tedesca facendoti comprendere meglio quanto hai studiato all’università. Se è vero che le tracce del nazismo sono disseminate a ogni angolo di strada, anche appena scese le scale di casa (proprio lungo la mia via si trovano quattro Stolpersteine, le “pietre d’inciampo” depositate sul manto stradale con incisi i nomi dei deportati nei campi di sterminio) e che le memorie della guerra fredda occupano gli spazi più importanti della città, vivere qui permette di entrare in contatto anche con le bellezze del periodo più magnifico della storia di questo Paese, il Romanticismo. Ne ho parlato nel post I colori del Romanticismo, dove descrivevo i tesori della Alte Nationalgalerie di Berlino e in particolare la collezione dei dipinti di Caspar David Friedrich, uno fra i pittori che amo di più. Nel mio girovagare in Germania ho voluto far visita ad alcuni luoghi che hanno significato molto per la sua biografia e per la sua arte, raccogliendo emozioni forti e panorami che, pur contemplati sotto la luce della realtà, sembrano assumere, come per magia, la consistenza e le sfumature di un dipinto su tela. 
Viandante sul mare di nebbia
1818. Hamburg, Kunsthalle
Le opere che ho ammirato qui a Berlino sono, tra le altre, Abbazia nel querceto, Sorgere della luna al mareDonna alla finestra, Monaco in riva al mare, Un uomo e una donna davanti alla luna, Naufragio al chiaro di luna, Il Watzmann; il treno mi ha portata fino ad Amburgo, per vedere, alla Kunsthalle, Tombe degli antichi eroi, Il mare di ghiaccio, Spiaggia al chiaro di luna e soprattutto il dipinto che tutti riconoscono come simbolo dell’opera di Friedrich e forse dell’intero movimento romantico europeo: il Viandante sul mare di nebbia; sono stata a Lipsia per l’incanto di Le tre età dell’uomo e a Dresda per i Due uomini che contemplano la luna.
Ma le visite a luoghi di certo meno conosciuti, eppure suggestivi per essere stati i soggetti di questi capolavori, hanno avuto un sapore e un valore particolare. Vale la pena di vedere Greifswald, la città dove Friedrich nacque nel 1774, innanzitutto perché il suo profilo è raffigurato in Greifswald al chiaro di luna (Oslo), il suo porto in Nave al porto di Greifswald (Berlino) e la campagna circostante in Prati vicino Greifswald (Amburgo). Ma dopo aver fatto visitato il museo locale – ricco di disegni a matita e acquerelli dell’artista – e aver fatto due passi in città, bisogna raggiungere, nelle vicinanze, le rovine del chiostro di Eldena, soggetto di Rovine dell'abbazia di Eldena e di Abbazia nel querceto.

La mia foto delle rovine di Eldena (2014).
Abbazia nel querceto (1810) e Rovine dell'abbazia di Eldena (1825): Berlin, Alte Nationalgalerie
©IpsaLegitPictures 2015

E poi non si può perdere la splendida isola di Rügen, a tre ore di auto da Berlino, dove Friedrich trascorse il viaggio di nozze, che amò moltissimo per tutta la vita, e che ritrasse in Le bianche scogliere di Rügen (Winterthur, Svizzera): l’isola sarà argomento di un post la prossima estate, quando la visiterò più compiutamente, sulle tracce di una scrittrice molto amata…. 
Concludo con il resoconto della “gita fuori porta” di sabato scorso in Sassonia, e più precisamente nella Svizzera Sassone (Sächsische Schweiz), vicino a Dresda e al confine con la Cechia. In questo magnifico parco naturale è possibile ammirare il soggetto del quadro di Friedrich intitolato Paesaggio roccioso delle montagne in arenaria sull’Elba. Le formazioni di roccia che costituiscono questo spettacolo naturale sono collegate da un ponte, il Bastei, costruito nel 1851, ma sono meta di turisti sin dal 1824. Fanno parte del Malerweg (“sentiero dei pittori”), uno dei più bei percorsi della Germania per chi ama le escursioni a piedi (è lungo 112 chilometri e organizzato in otto tappe che offrono punti di ristoro e di pernottamento); il Malerweg era frequentato già agli inizi del diciannovesimo secolo da tantissimi artisti, molti dei quali – come Friedrich – grandi interpreti del Romanticismo. 

Paesaggio roccioso delle montagne in arenaria sull'Elba (1822-23.
Wien, Kunsthistorisches Museum) e la mia foto del Ponte di Bastei (2015)
©IpsaLegitPictures 2015

Lungo il Malerweg si trovano anche diverse graziose cittadine, tra cui il capoluogo Pirna, soggetto amato dagli artisti sin dal Settecento, tanto da essere rappresentata in diversi quadri del veneziano Bernardo Bellotto (che all’estero conoscono come “Canaletto”, ma era il nipote di Giovanni Antonio Canal), che soggiornò qui nel corso del suo viaggio verso Varsavia.


24 aprile 2015

La rivoluzione segreta

Nel romanzo La rivoluzione segreta ho voluto raccontare la storia di una scrittrice dimenticata vissuta tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, in un'epoca di forti tensioni sociali, di risveglio della coscienza femminile e dell'esplosione della letteratura delle donne. 
Il libro è articolato su due piani temporali, quello del presente, in cui una giornalista e uno studioso di letteratura attraversano l'Inghilterra alla ricerca di indizi per la decifrazione di un antico manoscritto, e quello del passato, cui dà voce il diario segreto di una poetessa ingiustamente scomparsa dalle cronache. Tra biblioteche opulente, archivi preziosi, pagine ingiallite, lettere nascoste e oscuri misteri, sullo sfondo della campagna britannica imbevuta dei colori dell'autunno, i due protagonisti inseguono la soluzione di un enigma che restituirà al mondo la storia di una rivoluzione segreta, ispirata ad un intenso, insopprimibile ideale di libertà.


Titolo: La rivoluzione segreta
Autore: Mara Barbuni
ISBN: 9786050374414
Editore: Narcissus Self Publishing
Pubblicazione: aprile 2015
Solo ebook. Prezzo: 3,99 €

Link per l'acquisto:
Amazon (mobi)
Bookrepublic (epub)

23 aprile 2015

#ioleggoperché

Oggi è la giornata mondiale del libro e del diritto d'autore e Ipsa Legit la ricorda, come sempre, insieme alla ricorrenza del compleanno di Shakespeare e della morte di Wordsworth. 
In Italia quest'anno l'occasione attira un'attenzione particolare dovuta all'iniziativa dell'Associazione Italiana Editori #ioleggoperchè: un tentativo, operato contando su nomi celebri, grandi numeri di volontari, una canzone d'autore, gazebo in piazza, concerti e persino una trasmissione televisiva in prima serata, di coinvolgere coloro che non amano i libri per mostrare loro «cosa si perdono». Insomma, per fare quello a cui migliaia di blog dedicati alla lettura si dedicano ogni giorno, magari suggerendo e raccontando libri di qualità e valore letterario che hanno garantito loro l'immortalità. 
Quattro anni fa, in tempi non sospetti :) ho pubblicato un post velocissimo, intitolato «Perchè io leggo», che diceva: 

Leggo per sprofondarmi nelle parole, che sono il nutrimento del pensiero. 
Leggo perché i libri sono il catalizzatore delle mie fantasticherie. 
Leggo per appropriarmi di mondi che non sono miei e vivere in un tempo che non esiste più. 
Leggo per esplorare i meandri dell'immaginazione. 
Leggo per imparare a scrivere. 
Leggo per sondare "gli abissi del cuore umano" (Goethe). 
Leggo per conversare, come Machiavelli, con i grandi scrittori e le grandi scrittrici. 
Leggo per viaggiare, con la mente, e con il treno, mentre vado a lavorare. 
Leggo perché "fatti non [fummo] a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza" (Dante). 
Leggo perché i libri contengono le foglie secche dell'autunno, i suoni della notte, il vento delle colline, il sole e la pioggia estiva, tutti i sapori più buoni, le carezze più dolci, la paura, la nostalgia, il ricordo. La gioia. 

Oggi vorrei solo riportare qui l'appello dei romanzi che finora ho amato più, magari non tutti, ma quelli che hanno suscitato un brivido, anche in solitudine e in silenzio, anche senza il clamore di un «evento»: 

Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, Notte e giorno 
Rebecca West, Il ritorno del soldato 
Thomas Mann, I Buddenbrock, Tonio Kröger 
Jane Austen, Emma, Ragione e sentimento 
Elizabeth Gaskell, Gli innamorati di Sylvia, Mogli e figlie, Mia cugina Phillis
Charles Dickens, David Copperfield, Il nostro comune amico 
Edith Wharton, L'età dell'innocenza 
Henry James, Ritratto di signora, Le ali della colomba, Il carteggio Aspern
Joseph Conrad, Con gli occhi dell'Occidente 
Ford Madox Ford, Il buon soldato 
D.H. Lawrence, Figli e amanti 
Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini 
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari 
Elizabeth von Arnim, Un incantevole aprile, Un'estate da sola 
Agatha Christie, Assassinio sull'Orient Express, La salma, La parola alla difesa
Ian McEwan, Espiazione 
Ernest Hemingway, Festa mobile 
John Fowles, La moglie del tenente francese 
A.S. Byatt, Possessione 
Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno 
Helene Hanff, 84, Charing Cross Road 
Richard Powers, Il tempo di una canzone 
Tracy Chevalier, Strane creature 
Kate Morton, Una lontana follia 
Laurence Cossé, La libreria del buon romanzo 
Aimée Bender, L'inconfondibile tristezza della torta al limone 
Penelope Lively, L'estate in cui tutto cambiò 
Edmund de Waal, Un'eredità d'avorio e ambra.

Buon 23 aprile a tutti e un ringraziamento di cuore a tutti i blogger che scrivono di libri con passione, stile e competenza! Forse un giorno sarà istituita la giornata mondiale del blogger di libri... :)




9 aprile 2015

Treveryan

Ogni tanto ripenso al mio viaggio in Cornovaglia, ormai quattro anni fa. I ricordi sono ripetutamente sostenuti da fotografie, pagine di libri e immagini che si rincorrono sullo schermo, e rievocano sempre ampie distese di acqua turchese merlata di spuma, vertiginose scogliere, alberi di barche che dondolano nei porti odorosi di pesce, viuzze colorate di fiori e strette fra botteghe sbilenche dalla facciata in calce bianca. Ma la Cornovaglia è anche luogo di misteri e di antiche tradizioni, che raccontano storie di famiglie, di segreti e di maledizioni. 
Quattro anni fa, in una pittoresca libreria di St. Michael’s Mount (corrispettivo inglese di Mont Sant Michel), ho comprato un romanzo che è rimasto intatto sullo scaffale fino al mese scorso. Si intitola Treveryan, e l’autrice è Angela du Maurier – sorella della più celebre Daphne. È questo un libro davvero «unputdownable», come dicono gli inglesi: quando lo si inizia è quasi impossibile chiuderlo e riporlo sul comodino. 
Siamo nei primissimi anni del Novecento. Treveryan è un’antica e sontuosa dimora che si erge sulla costa della Cornovaglia, e i protagonisti della storia sono gli ultimi discendenti della famiglia che la abita: Bethel, la sorella maggiore, Veryan, il ragazzo, e Lerryn, la più giovane. Il romanzo si apre sulla loro infanzia e segue la loro formazione e le loro vicende nel dipanarsi degli anni, esplorando con coraggiosa lucidità il delicatissimo e a tratti misterioso rapporto che li lega l’uno all’altro e che li avvince al loro destino. 
La famiglia Treveryan, infatti, è tormentata da una maledizione. Il libro è la narrazione di come i tre personaggi affrontano una sorte crudele e intollerabile: è l’analisi dei loro terrori e delle loro dolorose cecità, e delle passioni, talvolta violente, che li caratterizzano in questo loro scontrarsi con la vita. È un racconto di isolamento e di tormento, di desiderio di liberazione e di paura della fuga, è un intreccio di storie d’amore di diversa natura, in cui l’attaccamento e l’affetto palpitano ai margini dell’ossessione, come sulla cresta di una scogliera a picco sull’oceano. I brani che ho sottolineato sono troppo numerosi per riportarli tutti qui, ma uno di loro dischiude una conoscenza dell’animo umano così forte che non posso che citarlo (la traduzione è mia, non esiste versione italiana di questo libro). Nel terzo capitolo della seconda parte, Veryan è un giovane uomo che inizia a sentire il bisogno di lasciare Treveryan e le sue ombre per andare a vedere il mondo. Bethel ha invece deciso di diventare una sorta vestale a difesa della casa avita, mentre la minore, Lerryn, che è l’unica rimasta all’insaputa della maledizione di famiglia, ma è sottoposta a un controllo severissimo da parte di Bethel, è incapace di confrontarsi sia con i fratelli che con la realtà. Poco prima che Veryan parta per il suo lungo viaggio, gli chiede: 
«“È così che ti senti? Inquieto?” disse. Egli la guardò, sorpreso. 
“Tu cosa sai dell’inquietudine?” le domandò. 
“Non sono una sciocca” replicò lei, “e neppure la sorellina che pensi che io sia. Persino io riesco a vedere come Bethel ti stia, come dire… assorbendo completamente.” 
“Non voglio sentire neanche una parola contro Bethel!” 
“Oh, io lo so come siete totalmente presi l’uno dall’altra” ribatté lei, impaziente, “ma ammetti che talvolta desideri stare in compagnia di qualcun altro, qualcuno che non siamo noi. Io so che per me è così” sospirò. […] 
“Tu non sai come la vita di Bethel sia stata… devastata” disse lui, brevemente. 
“E a nessuno di noi è consentito dimenticarlo” replicò Lerryn, nervosa. “Nonostante il fatto che del passato non si possa parlare! Vite devastate... certo che sì! La mia ha tutto l’aspetto di una vita devastata ancor prima di iniziare a essere una vita!”» 
Cornovaglia. Foto di Mara Barbuni, 2011
Il racconto di una giovinezza irrequieta e priva di libertà fa i conti con l’aspro contrasto tra lo sprigionarsi della sensualità e il gelido grigiore della reclusione. I tre personaggi sperimentano la passione e la disperazione, mentre le mura oscure di Treveryan si stagliano sulla scogliera, contro un cielo talvolta azzurro profondo e talvolta tempestoso, e il mare di sotto tuona e ruggisce addosso alle rocce. Treveryan è un romanzo intenso, pieno, di cui si potrebbe scrivere per pagine e pagine. Racchiude in sé il senso enigmatico e ineluttabile della nemesi, l’implacabile desiderio della vendetta, l’anelito a un’esistenza diversa e impossibile, l’incapacità, dolente, straziante, di venire a patti con la propria identità. Man mano che si procede con la lettura, il libro ci risucchia sempre più in un vortice di passionalità e disperazione e diventa un capolavoro indimenticabile.


4 aprile 2015

Buona Pasqua con Beatrix Potter

Cari lettori, una serena Pasqua da Ipsa Legit! 
L’immaginario più dolce e primaverile che si accompagna ogni anno a questa occasione è quello delle storie illustrate di Beatrix Potter, fatte di colori lievi, tenui trasparenze di acquerello e minuziosità del tratto nella delineazione dei personaggi, che sono sempre animaletti ben vestiti (topolini, coniglietti, gattini, maialini, papere…) dotati di buon senso e di grande forza d’animo. 
Helen Beatrix Potter (1866-1943), londinese di nascita, iniziò a nutrire un intenso amore per la natura nel corso delle vacanze trascorse con la famiglia in Scozia o nel Distretto dei Laghi. Benché ricevesse lezioni d’arte “canoniche”, maturò ben presto uno stile del tutto personale ispirato proprio alla vita campestre, disegnando animali, insetti, piante, funghi. La letteratura che alimentava la sua fantasia era quella di Esopo, Shakespeare, Walter Scott, Hans Christian Andersen e i fratelli Grimm. Tra le sue opere più famose, le storie di Peter Rabbit e Benjamin Bunny (conigli), di Tom Kitten e Samuel Whiskers (gatti) e di Mrs. Tittlemouse (una topolina). Alla vita di Beatrix Potter è dedicato il film del 2006 Miss Potter interpretato di Renée Zellweger e Ewan McGregor. 
Visitate il bellissimo sito http://www.peterrabbit.com/en/ e trascorrete una luminosa e tranquilla domenica pasquale!