27 maggio 2011

The Return of the Soldier

Ho finito Il Ritorno del soldato, una lettura così semplicemente bella che ne ho sottolineato numerosi passaggi. Anche nella seconda parte ho ritrovato i motivi di cui ho parlato nel post precedente, in particolare il richiamo alla luce come costante compagna dell'esistenza umana, il racconto della solitudine, la rappresentazione del distacco dalla realtà come consolazione dal dolore, e il riflesso di tale alienazione sulla sofferenza degli altri. La storia è profondamente triste, e lo è in tutte le sue diramazioni e sfaccettature. Triste è la vicenda di un soldato che torna dalla guerra perché la sua mente non risponde più alle esigenze del reale; triste è il suo ritrovarsi in una casa e con una moglie che non ricorda, devastato dal desiderio per una ragazza amata quindici anni prima. Triste è la condizione della moglie legittima, costretta a ricevere un uomo che non ha nemmeno memoria di averla amata; triste la sorte della donna che è stata l'antico amore del soldato, e che dimostra il tragico coraggio di voler guarire la sua psiche, per il suo bene. E tornando proprio a Chris, struggente è la sua guarigione stessa, perché essa lo risospinge sì nel mondo "normale", ma a prezzo del ricordo della morte di un figlio, del richiamo alla guerra, dello sconfortante spettacolo della vecchiaia.
Voglio citare alcuni brevi brani, perché non ci sono parole per descriverne la bellezza:
"Many times [...] I have stood for long looking up at a fine tracery of bare boughs against the hard, high spring sky while the cold wind rushed through my skirts and chilled me to the bone, because I was afraid that when I moved my body and my attention I might begin to think."
"To lovers innumerable things do not matter."
"I thought of him with the passion of exile."
"His very loss of memory was a triumph over the limitations of language which prevent the mass of men from making explicit statements about their spiritual relationships."
"I felt [...] a cold intellectual pride in his refusal to remember his prosperous maturity and his determined dwelling in the time of his first love, for it showed him so much saner than the rest of us, who take life as it comes, loaded with the unessential and the irritating."
"There is, you know, really room for all of us; we each have our peculiar use."
E quest'ultima affermazione dovrebbe guidarci tutti i giorni, in qualsiasi cosa facciamo e in qualsiasi luogo stiamo, e farci sentire un po' meglio con noi stessi.


24 maggio 2011

Rebecca West

Sto leggendo The Return of the Soldier di Rebecca West. Finalmente il libro di cui avevo bisogno! Tipicamente modernista, il romanzo è centrato proprio sulla moltiplicazione del punto di vista, sull'impossibilità della riconciliazione fra i sentimenti, gli ideali, i sogni di persone troppo diverse che si trovano a vivere la medesima tragedia. È la storia di un rifiuto del cambiamento: tutto, nell'atteggiamento di Chris tornato dalla guerra a causa dell'amnesia, ricorda la repulsione del presente e la proiezione all'indietro verso un passato idillico, la giovinezza, l'amore romantico. Il trauma del fronte ha tolto quindici anni dalla memoria del soldato; e rientrato a casa dalla moglie e dalla cugina egli non sa accettare il loro inevitabile invecchiamento, così come lo disgustano l'ordine domestico (probabile riflesso, per lui, della metodicità delle attività belliche) e la luce troppo forte, che svela i contorni della realtà.
La rappresentazione della luce è l'aspetto che più mi affascina nella narrativa di West. I suoi racconti sono sempre infusi di una luminosità permeante, che trascende dal chiarore del mattino al crepuscolo, e persino alla notte, in uno spettro di colori che sembra quasi infinito e che riecheggia la forza o la debolezza dei personaggi.
Nel Ritorno del soldato si legge: "The dusk flowed in wet and cool from the garden, [...] and the furniture, very visible through that soft evening opacity with the observant brightness of old, well-polished wood, seemed terribly aware. Strangeness had come into the house, and everything was appalled by it, even time."
"The house lies on the crest [...] and from its windows the eye drops to miles of emerald pasture-land lying wet and brilliant under a westward line of sleek hills, blue with distance and distant woods. [...] That day its beauty was an affront to me, because, like most Englishwomen of my time, I was wishing for the return of a soldier."
Come me, anche Rebecca West sembra soprattutto attirata dalla luminescenza dell'autunno, perché nel Ritorno del soldato scrive: "It is a place where autumn lives for half the year, for even when the spring light tongues of green fire in the undergrowth, and the valley shows sunlit between the tree-trunks, here the pond is fringed with yellow bracken and tintend bramble, and the water flows amber over last winter's leaves." E nel meraviglioso The Fountain Overflows si legge: "It was one of those autumn mornings which are devoid of melancholy, when the weather seems to be cleaning its house. A broom of wind sent the clouds above flying briskly and kept the fallen leaves scudding along the pavements [...]. On a neighbour's apple trees the fruit shone clear yellow-green, sharp as the taste would be."
Ho amato moltissimo The Fountain Overflows, che mi fu regalato ormai quattro anni fa dalla padrona di casa che ci ospitò nei nostri due mesi a Bristol. E' la storia di una famiglia, tre sorelle, un fratello adorato, una coppia di genitori di cui il padre rappresenta la costante minaccia del fallimento, e la madre l'ostinata resistenza agli smacchi del destino, la speranza per un domani più felice, il feroce orgoglio della sopravvivenza. Questo è stato uno di quei libri che provi uno struggente dispiacere a terminare. E forse lo rileggerò, per poterlo sentire ancora. 

18 maggio 2011

Leggendo la Cornovaglia

Questa foto, purtroppo, non è mia,
ma spero di poter provvedere al più presto!
I romanzi ambientati in Cornovaglia sono numerosi. Le alte scogliere burrascose, le falesie, le coste frastagliate, le lunghe ombre dei resti preistorici, il vento dai gotici ululati, il retaggio di antichi miti, le memorie di solitudine degli artisti sono molto incoraggianti per l'impulso letterario. Oltre a tante storie di Rosamunde Pilcher, che nacque in Cornovaglia e ne fece l'incantata scena dei suoi dolci drammi, si ricorda anche Daphne Du Maurier, che visse a lungo a Fowey con la famiglia: tra i suoi tanti libri, Rebecca, My Cousin Rachel, The House on the Strand, Frenchman's Creek, Jamaica's Inn, The King's General e The Loving Spirit sono stati ambientati proprio nella regione. Thomas Hardy ha dato una collocazione Cornish a A Pair of Blue Eyes, ma la brughiera delle estremità sudoccidentali è luogo di tanti altri suoi racconti. Lord Tennyson prese ispirazione da Tintagel, leggendaria reggia di nascita di Re Artù, per i magnifici versi del suo Idylls of the Kings
Per tornare al nostro secolo, dovrebbero essere anche interessanti The View from the Summerhouse di Barbara Whitnell e The Lighthouse di P.D. James (di cui ho trovato traccia in un forum su internet); di recente ho letto The Memory Garden di Rachel Hore, anche se, naturalmente, la migliore storia della riscoperta di un giardino in Cornovaglia è The Forgotten Garden, della ormai solita Kate Morton. 

11 maggio 2011

Sognando Cornovaglia..

A chi di noi, nei caldi afosi primi pomeriggi d'agosto, quando si è appena sparecchiata la tavola e il salotto è immerso in una benedetta e silente semioscurità, non è mai capitato di lasciarsi cullare nelle atmosfere di un film tedesco ispirato a un romanzo di Rosamunde Pilcher? A me succede spesso, si tratta quasi di un appuntamento stagionale, la ninna-nanna del meritato riposo... 
Ebbene, ho voluto provare a leggere uno di quei romanzi. Ho scelto, perché mi è capitato sotto mano (la signora vanta una bibliografia vastissima!), I cercatori di conchiglie (di cui, ho scoperto, esiste una trasposizione filmica con protagonista Angela Lansbury), e l'ho finito proprio stamattina, sul treno che mi portava a lavorare.
È un libro inaspettatamente lungo, ma non complesso. Alcuni dei personaggi sono poco più che caricaturali e la fabula molto prevedibile: i rapporti che intercorrono tra i membri della famiglia della protagonista sono essenziali e la fine della storia è identica a ciò che il lettore si aspetta fin dall'inizio. Inoltre, gli uomini e le donne che popolano questa storia sono, direi, bidimensionali - tutti dotati della più splendida bellezza, tutti che finiscono in un mare di denaro, le donne tutte con la vita sottile, i capelli lucenti, e la mania di rassettare la cucina; gli uomini, o del tutto silenziosi, o dalla personalità debole, o destinati alla morte precoce: insomma, assenti.
Ma quel che vince, in questo racconto, è ciò che in realtà ti tiene attaccata a quei film di piena estate, ciò che ti incanta mentre avvicini una sedia su cui sollevare i piedi, ciò che ti coccola mentre cerchi un cuscino per appoggiare la testa, ciò che ti impedisce di spegnere il televisore.
E' la Cornovaglia. Una delle poche regioni dell'Inghilterra che non ho ancora visto, in queste settimane la Cornovaglia è al centro dei miei sogni, e mi godo anche solo l'idea che potrei, magari l'estate prossima, andarla a visitare. La costa battuta dai venti dell'Atlantico, gli estuari sabbiosi dei fiumi, lo spettacolo geologico della Penisola di Lizard, la sublimità di Land's End, e non ultime le tracce del passaggio di D.H. Lawrence, Virginia Woolf e della nutrita colonia di artisti denominata "scuola di Newlyn" sono attrattive che meriterebbero un giro lungo, intenso e bene organizzato. 
Ci devo pensare.